La congregazione camaldolese coniuga la dimensione comunitaria e quella solitaria, espressa, architettonicamente, dalla presenza, nella stessa struttura, sia dell’eremo che del monastero. Questa comunione di vita comunitaria ed eremitica è espressa anche nello stemma, formato da due colombe che si abbeverano ad un solo calice.
Il motto è “Ego vobis, vos mihi” (traduzione dal latino: “Io sono vostro, voi sete miei” tratta dal Libro di Geremia 7,23:"Ascoltate la mia voce , e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo").

Dopo il Concilio Vaticano II, grazie all’attenzione al cristianesimo orientale, le comunità Camaldolesi sono tornate ad essere luogo privilegiato per il dialogo ecumenico e, attraverso l’organizzazione degli annuali Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli, del dialogo ebraico-cristiano.


Casa madre della congregazione è l’Eremo di Camaldoli presso Arezzo. Essa è punto di riferimento di dieci comunità maschili presenti in Italia, Stati Uniti d’America, Brasile e India.

Il Monastero risale a San Gregorio Magno (604) che trasformò la sua casa paterna in Monastero nello spirito di San Benedetto. Da qui il pontefice Gregorio inviò Sant’Agostino ad evangelizzare l’Inghilterra (597). Proprio per questo si è creato uno stretto rapporto fra il Monastero, la Gran Bretagna e la Chiesa anglicana. Nel 1573 papa Gregorio 13º affidò il Monastero alla congregazione benedettina camaldolese alla quale si deve la ristrutturazione della Chiesa e del Monastero (1725-34).
 

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